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La vortoj havas nek semantikan, nek lingvan limon. Eble ilia unika, efektiva, limsigno estas tiu kiu apartigas la revon de la realeco. En la blogo estas miaj poeziaĵoj, rakontoj, recenzioj, ktp, du-lingve, paralele. Eo estas internacia lingvo kiu naskiĝis en la dua duono de deknaǔa jarcento el ideo de unu homo: Zamenhof. Li esperis, ke per la uzo de neǔtrala lingvo, ĉiuj la lingvaj limoj /kaj ne nur la lingvaj limoj/ inter la popoloj de la mondo estus transpasitaj, finfine.


mercoledì 17 luglio 2019

Elox e i due reami

  Scrissi questa favola anni fa in occasione di un bellissimo progetto letterario, rivolto all'infanzia,  ideato dal forum di scrittura Palazzo Chimere. In seguito ho pubblicato la mia favola anche su altri forum di scrittura.


Elox e i due reami  

C'era una volta uno strano reame dove ogni cosa era bianca: dalle chiome degli alberi, all'erba dei prati; dai tetti e dai muri delle case, agli oggetti di uso quotidiano che si trovavano dentro le stanze. Perfino il cielo sopra quel regno, ben più distante dall'ultimo luogo conosciuto della Terra, era bianco e così pure le sette montagne che lo circondavano tutto intorno, formando una barriera naturale lungo il suo perimetro. Come se tutto ciò non bastasse anche gli animali e le persone che qui vivevano non avevano traccia di colore sui loro corpi.
Sembrava proprio che su tutti gli esseri viventi e non, dal più piccolo al più grande, si fosse deposto un manto di neve impenetrabile che nessun calore sarebbe stato capace di sciogliere.
Proprio per tale caratteristica questo luogo era chiamato “Il Reame Della Neve Perpetua.”
 Viveva qui un pastore che, ogni giorno, si svegliava all'alba per portare a pascolare il suo gregge di pecore. Elox era un giovane di buon cuore che si prendeva cura degli animali a lui affidati con tenerezza. Era anche molto bravo a imitare i versi degli uccelli, tanto che quando fischiava non si riusciva a distinguere le sue imitazione dagli autentici canti delle creature alate. A causa di questa abilità, queste ultime lo consideravano un amico su cui vegliare.
Un giorno, prima di ritornare a casa, il giovane si accorse che nel suo gregge mancava un agnello. Dov'era finito? Egli lo cercò in lungo e in largo ma non riuscì a trovarlo da nessuna parte.
Un usignolo, intenerito dalla tristezza del pastore, gli si posò sulla spalla e gli sussurrò:
– L'agnello sano e salvo troverai, se oltre le montagne al castello ti recherai. La bella principessa dagli occhi di carbone ti aiuterà e dalle guardie crudeli ti salverà. Amore e fortuna attendono l'audace che alfin ovunque riporterà la pace.
Elox si precipitò a casa e raccontò al padre, con il quale viveva, che cosa gli aveva predetto l'usignolo.
– Non puoi andare nel “Reame della Fuliggine Eterna”! Rischieresti di essere catturato dalle guardie del castello. Il re è nemico del nostro pacifico reame e potrebbe ucciderti, – l'ammonì il genitore, desiderando che il figlio desistesse dal proposito di partire.
Elox finse di accondiscendere alla supplica del padre, ma quando l'uomo si fu addormentato, il giovane sgattaiolò via incontro al proprio destino.
Intanto l'usignolo lo seguiva da lontano, stringendo nel becco un minuscolo sacchetto. Ma non era il solo. Anche un canarino, un'allodola, un passerotto, un pettirosso, un fringuello e uno storno volavano in fila indiana dietro Elox, ciascuno stringendo nel proprio becco un piccolo sacchetto simile a quello dell'usignolo.
Il giovane camminò per giorni e giorni, sempre seguito a distanza dai sette uccellini. Durante il tragitto incontrò un mendicante affamato a cui regalò del pane. Lui, in cambio, gli donò una logora corda; poi incontrò un bambino assetato a cui dette l'acqua rimasta nella borraccia. Lui, in cambio, gli donò una scatola di fiammiferi. Infine incontrò una vecchietta vestita di stracci e infreddolita, a cui regalò la sua calda giacca di lana. Lei, in cambio, gli donò il mantello strappato che aveva indosso.
Cammina cammina, Elox arrivò finalmente alle pendici di una delle sette montagne, scalando la quale sarebbe giunto a destinazione.
– E ora come farò ad arrivare lassù in cima?, – si chiese.
– Lancia la logora corda verso la montagna, – gli suggerì una voce.
Elox lo fece e la corda si trasformò in una scala che, gradino dopo gradino, lo condusse agilmente fino alla cima della montagna e poi fino alle sue pendici, dall'altra parte.
– Questo strano colore m'impedisce di vedere qualunque cosa! – esclamò.
– Accendi un fiammifero, – gli suggerì un'altra voce.
Elox lo fece e il fiammifero si trasformò in una fiaccola; così egli riuscì a vedere.
Nel “Reame della Fuliggine Eterna” tutto era privo di splendore e lucentezza. L'oscurità, che non aveva ancora conosciuto, gli faceva paura. Tuttavia osservò che, eccezion fatta per il colore, le persone e gli animali erano uguali a quelli che vivevano del suo reame.
“ Qui non c'è nessuno, ma se mi dirigerò verso il castello le guardie mi avvisteranno da lontano.
Sono troppo diverso dagli altri... Come posso fare?, “si domandò, incerto sul da farsi.
– Copriti con il mantello, – lo esortò una terza voce. Elox lo fece e, da bianco che era, divenne nero.
Ora nessuno l'avrebbe scoperto. Mimetizzato stupendamente, egli raggiunse il castello senza intoppi. Il ponte levatoio del castello era abbassato e poté entrare. Subito sentì il canto di una dolce voce femminile e poi il belato di un agnello. Nel cortile vide la più bella fanciulla che avesse mai incontrato. Aveva folti capelli scuri che le scendevano fin sotto le spalle e due occhi profondi che ispiravano gentilezza con ogni gesto. Il giovane se ne innamorò alla prima occhiata.
– L'agnello che state accarezzando è mio, – dichiarò il giovane, facendosi avanti un po' timoroso; pure era abbagliato da quella figura di donna che effondeva bontà con ogni gesto.
– Ma il piccolo è bianco. Come può essere?, – si stupì la fanciulla.
Elox si tolse il mantello per mostrarle la verità: – Anch'io lo sono.
– Ah! Capisco. E lo rivolete indietro, immagino. Mi mancherà. Da quando è arrivato mi ha tenuto molta compagnia.
– Giacché vi siete affezionata a lui, ve lo regalo.
– Avete un animo sensibile e siete anche coraggioso a svelare la vostra vera identità. Io sono la principessa Melos.
Senza il travestimento magico, le guardie del palazzo non tardarono a scoprire l'intruso. In men che non si dica gli piombarono addosso e lo trascinarono davanti al re. Egli lo interrogò, furente.
– Abitante del “Reame Della Neve Perpetua,” perché sei  venuto nel “Reame Della Fuliggine Eterna”?
– Sono un umile pastore, maestà, che è giunto fin qui per riportare a casa un agnello perduto del proprio gregge, – raccontò Elox, sostenendo fieramente l'ira del sovrano.
– Non ti credo. Tu sei una spia del re mio nemico; e come tutte le spie sarai giustiziato a morte questa notte stessa, – sentenziò.
La principessa Melos si gettò ai piedi del padre. – Aspettate! Se riportasse nel nostro regno i sette colori dell'iride dovrebbe essere graziato, – gli rammentò. – Concedetegli di tentare l'impresa, lasciandolo libero fino a domani! Non avete niente da perdere, – lo supplicò.
Il sovrano accolse la preghiera della figlia. – Se ci riuscirà prima del levarsi della luna di domani, avrà salva la vita e gli concederò la tua mano, – le promise. Dopodiché si rivolse allo straniero: – Rimarrai libero fino a domani, – annunciò il sovrano. – Ma se fallirai, i miei soldati ti uccideranno, – soggiunse.
In giardino Elox strinse a sé la principessa confessandole il proprio amore.
– Ho prolungato la vostra vita, ma non sono riuscita a salvarvi, – si dolse Melos fra le lacrime.
– Anche se domani verrò ucciso non m'importa. Questo giorno con voi, principessa, vale più di un'intera vita trascorsa da solo, – le confessò Elox nel tentativo di consolarla.
Nel frattempo l'usignolo, il canarino, l'allodola, il passerotto, il pettirosso, il fringuello e lo storno che avevano seguito Elox, lasciarono cadere i minuscoli sacchetti che avevano nel becco ai piedi dei due innamorati.
– Dentro ci sono dei semi! – esclamò il pastore, aprendo i sacchettini uno dopo l'altro. – Li pianterò, così quando non ci sarò più, ciò che nascerà testimonierà il nostro amore, – decise. Quindi, interrò accuratamente i semi in un angolo incolto del giardino, non sprecandone nessuno. Le lacrime di Melos, sostituendosi all'acqua, li annaffiarono.
Il giorno dopo, poco prima che la luna sorgesse (mentre la vita di Elox era sul punto di concludersi a causa di un ordine reale), quale meraviglia apparve dinanzi agli occhi sbigottiti del sovrano e di tutti i presenti! Dai semi piantati appena la notte prima, erano cresciuti e già sbocciati dei fiori colorati: papaveri, tageti, ranuncoli, erba, fiordalisi, campanule e lillà. I sette colori dell'iride erano stati restituiti al “Reame Della Fuliggine Eterna”.
La promessa del re fu mantenuta, ovviamente. Elox da semplice pastore acquistò il titolo di "Altezza Reale" e Melos trovò un marito più unico che raro. L'agnello diventò membro di nuovo gregge, un gregge di pecore nere. E fu così che tutti vissero felici e contenti... Anzi no, non tutti. L'agnello, crescendo, venne additato “come la pecora bianca”e si sentì discriminato dagli altri ovini.
Tuttavia l'affetto costante di Elox e Melos lo consolò molto e non lo fece mai sentire veramente solo. Aveva trovato due amici preziosi che lo amavano per ciò che era e non per il colore della propria lana. L'agnello non avrebbe cambiato per un intero gregge di pecore dal candido mantello il pastore, diventato principe,  e la sua bella sposa.

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