PREZENTADO DE LA BLOGO


Prezentado de la blogo:

La vortoj havas nek semantikan, nek lingvan limon. Eble ilia unika, efektiva, limsigno estas tiu kiu apartigas la revon de la realeco. En la blogo estas miaj poeziaĵoj, rakontoj, recenzioj, ktp, du-lingve, paralele. Eo estas internacia lingvo kiu naskiĝis en la dua duono de deknaǔa jarcento el ideo de unu homo: Zamenhof. Li esperis, ke per la uzo de neǔtrala lingvo, ĉiuj la lingvaj limoj /kaj ne nur la lingvaj limoj/ inter la popoloj de la mondo estus transpasitaj, finfine.


mercoledì 14 marzo 2012

I BAMBINI DI BETLEMME di Selma Lagerlöf

Avendo letto  questo libro di recente, ho pensato di scriverne una recensione.

La scrittrice svedese Selma Lagerlöf  vinse il Nobel per la letteratura nel 1909.    
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I bambini di Betlemme sono  gli innocenti che il re Erode  vuole uccidere. In tal modo egli crede di assicurarsi anche la morte  del  bambino pericoloso, ovverosia di quello  che, secondo le profezie, un giorno salirà al  suo trono. Il piano  ordito è spietato. A palazzo si dà  una festa sontuosa  dove sono stati invitati tutti i bimbi della città come ospiti d'onore. Il clima è gioioso, ma  la gioia si trasformerà presto in lutto. Improvvisamente, durante i festosi festeggiamenti, i  soldati  iniziano la carneficina. Tutto avviene  repentinamente sotto gli occhi atterriti dei genitori che sono stati colti di sorpresa.
La descrizione del massacro è  l'unico vero momento in cui si esce dall'atmosfera fiabesca per entrare  in uno stile realistico.
La storia  sia prima sia dopo questo  tragico apice  ha molti  aspetti grazie a cui si avvicina a una  favola.
Il suo linguaggio è semplice e immediato come si addice a un racconto scritto per i bambini. Inoltre, leggendo, lo scorrere del tempo quasi non si avverte. Sembra che le azioni dei personaggi si svolgano dentro un tempo senza un'effettiva durata; in un tempo mitico, insomma. 

Tuttavia nella storia non c'è soltanto un tempo di tale specie. Qui è presente anche anche uno spazio mitico che appare quando il racconto sta per finire.
Il  protagonista che insegue il bambino e i suoi genitori, attraversando perfino il  deserto in mezzo all'aridità più desolante  scopre  una fresca grotta dove si sono addormentati i tre fuggitivi. La grotta simboleggia senz'altro un luogo sacro. Proprio qui avviene un cambiamento   impensabile nel  duro cuore del soldato. Egli, per la prima volta,  avverte un senso di dolcezza e di riconoscenza verso qualcun altro. L'uomo può dimenticare che il bambino addormentato nella grotta, durante un giorno  caldissimo,  gli ha portato dell'acqua da bere con le sue piccole mani.
Il ricordo di quel dono e la bontà del gesto sono ora  più forti di tutti i premi promessi  da Erode. Il soldato s'inginocchia presso il bambino e gli bacia i piedi. Il piccino ha salva la vita.


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