Le parole non hanno confine né semantico, né linguistico. Forse la loro unica linea di demarcazione effettiva è quella che separa il sogno dalla realtà. Nel blog ci sono mie poesie, racconti, recensioni, in due lingue, parallelamente. L'esperanto è la lingua internazionale nata nell'800 dall'idea di un uomo: Zamenhof. Egli sperava che, finalmente, tramite l'uso di una lingua neutrale tutti i confini linguistici (e non solo) esistenti fra i popoli del mondo sarebbero stati oltrepassati.
PREZENTADO DE LA BLOGO
Prezentado de la blogo:
La vortoj havas nek semantikan, nek lingvan limon. Eble ilia unika, efektiva, limsigno estas tiu kiu apartigas la revon de la realeco. En la blogo estas miaj poeziaĵoj, rakontoj, recenzioj, ktp, du-lingve, paralele. Eo estas internacia lingvo kiu naskiĝis en la dua duono de deknaǔa jarcento el ideo de unu homo: Zamenhof. Li esperis, ke per la uzo de neǔtrala lingvo, ĉiuj la lingvaj limoj /kaj ne nur la lingvaj limoj/ inter la popoloj de la mondo estus transpasitaj, finfine.
martedì 3 gennaio 2012
È notte. Sta piovendo. Tic-tac... come un battito di cuore.
Piove acqua su acqua, una massa indistinta, incolore, comune ad altra acqua già piovuta.
Ma ciò che pare insignificante, riscatta, di nascosto e all'insaputa della stessa pioggia, tutto quello che non può essere estinto mai.
Fluisci goccia su goccia!
E ancora più fittamente riversati ovunque...
Non possono fermarti, tu puoi cadere indisturbata.
Rombano i tuoni come ruggiti affamati, gridi disperati!
Hanno fame di lacrime, implorano il pianto negato.
E cadi, pioggia, non senza rumore perché tu sei il pianto scivolato sui visi di un mondo che lacrime non sa più farne scorrere. "Farne scorrere perché?"
Pioggia che scrosci anche per volti ormai calcificati, senza l'espressione più grande che li rende uomini: l'espressione della loro piccolezza! (o della loro grandezza?)
Pioggia, tu cadi per ricordarci - anche se noi non abbiamo ricordi superflui - ciò che non sapevamo neppure.
Cadi ancora, cadi sempre per scivolare sopra la nostra fragile scorza di acciaio dietro cui ci barrichiamo, ci nascondiamo.
Invano, per i tuoi mille tocchi pietosi di atavica compassione.
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